PRESENTAZIONE

Anita Garibaldi

Ho appreso, con sorpresa e con curiosità, la volontà di riproporre la vita di Garibaldi, scritta da lui stesso, in linguaggio moderno.
Certo è che la sua autobiografia, da decenni lasciata giacere polverosa negli scaffali delle biblioteche, spesso non era trascurata per il suo contenuto, ma per la forma di scrittura che, agli orecchi moderni, suona anacronistica e certamente risulta faticosa alla lettura spesso rapida alla quale siamo ormai abituati dai metodi moderni di trasmissione del sapere. La storia della sua vita è, in verità, un’affascinante avventura, dimenticata dalla oleografica italiana, nei suoi episodi più importanti. Quelli cioè che svelano la crescita del giovane mozzo in giro per il mondo, a trasportare merci sui velieri e che si trasforma gradualmente da marinaio a generale, da giovane frequentatore dei locali tipici dei grandi porti internazionali, a eroico difensore dei popoli oppressi. Lui stesso ce ne fornisce tutti gli elementi essenziali, ma in forma difficile per i nostri palati, evidenziando la trasformazione dei costrutti e del lessico avvenuta in cento-cinquanta anni. Succede a tutti i testi, perfino alla Divina Commedia che necessita di estesi commenti per comprendere non dico il contenuto, ma almeno le parole!
Garibaldi non è certo Dante, ma l’idea di riscrivere in un lessico moderno il suo arcaico fraseggio, senza con ciò travisarne il messaggio, mi è parso una buona maniera di portare la sua vita e pensieri ad un pubblico più vasto, specialmente giovanile. Scorrendo le pagine del suo testo originale, si notano immediatamente alcune caratteristiche che ne convalidano tanto i meriti che le pur opinabili attuazioni.
È incontestabile affermare che i pensieri di Garibaldi si materializzano in parole scevre da ogni lenocinio di pretesa letteraria. Egli scolpisce le parole con lo stesso vigore con il quale rotea la spada.
Le sue idee sono nude, non fa uso di belletti nel connotare fatti e caratteri di creature umane, portate sul palcoscenico sul quale egli campeggia ed incombe con il pregio della fotografica naturalezza dei suoi giudizi.
Essendo stato parte attiva degli eventi che ha sofferto ed affrontato, trasferisce sulla carta i fatti e le reazioni vissute senza sfumarle artificiosamente. Delle ingiustizie, con le quali si è dovuto cimentare, formula giudizi che i mestieranti e gli agiografi non possono sottoscrivere perché non le hanno subite e naturalmente altro è vivere di parole, altro è vivere di fatti. Purtuttavia, dire che Garibaldi è come scrive, non gli si rende giustizia perché egli, di proposito, scopre la sua istintività e sottoscrive il prezzo che egli è disposto a pagare per onorare la verità. Infine possiamo affermare senza scalfire la sua credibilità che, proprio per onorare una realtà, della quale egli è incontestabile artefice, ci si può permettere di insinuare, nella sua trattazione, qualche spunto di razionalità. Questo assunto, pensiamo, serve ad evidenziare le verità offerte ai suoi posteri con il crisma legittimante del suo impegno morale profuso per assicurare il beneficio della libertà alla società degli uomini. Se, come ritengo fermamente, la Storia è la storia del pensiero umano, ci sia consentito affermare che la realtà dei suoi atti e dei suoi pensieri, sottoposta al vaglio della ragione storica, ha titolo di verità. Questo nostro giudizio si ispira al magistero dottrinale di Hegel, il quale affermava che la realtà, sottoposta al vaglio della razionalità, ha il diritto di configurare la verità.

Nessuno, sotto questo profilo, potrà sottovalutare e quanto meno contestare la portata e la proiettività morale e storica della azioni e del pensiero di Garibaldi.
Che la meritoria opera di divulgazione abbia grande successo!

Anita Garibaldi

ottobre 2003